Dopo aver fatto una rassegna della malattia mentale in senso fenomenologico-esistenziale, vengono esaminati i Vissuti Psicopatologici Fondamentali che si incontrano nella pratica clinica, seguendo il solco delle precedenti opere che considerano il numinoso junghiano dell'esperienza vissuta del Sacro il nucleo fondante di ogni vissuto psicologico che si discosti dall'ordinario.
In questo primo volume sono studiati i disturbi della senso-percezione, che in senso fenomenologico-esistenziale vengono definiti come "la patologia della coscienza dell'oggetto". L'ambiziosa meta è quella di inserire "la psicologia analitica junghiana nell'alveo della fenomenologia esistenzialista e darle quel valore scientifico che merita". Jung, come psichiatra/psicopatologo, era proprio un "fenomenologo empirista", come lui stesso si definiva, ma la sua voluta mancanza di sistematicità non gli ha permesso di pubblicare un'opera specifica a riguardo.
Scopo di questo lavoro, nuovo rispetto alla letteratura psicologica ad orientamento junghiano sinora pubblicata, è proprio quello di colmare questa lacuna.